detto in un sogno – infettato
dall’affetto o mutato in fitte
reti di rancore – cresce succo guasto – danza
in odio – non si muove più
io andai via [mentre il gallo veniva ucciso –]
mentre magma ancora creava
raffreddandosi amore
Gioielli Rubati 247: Roberto Fontana – Chand – Lisa Sammarco – Fausto Torre – Luisa Zambrotta – Patrizia Schettini Natrella – Priyanshi Shah – Felice Serino.
sabbia . “…cacciati i poeti dalla terra come «grande peste», verrà il tempo del silenzio. Così le sabbie ricoprirono molte civiltà.” Salvatore Quasimodo, “L’uomo e la poesia”, 1946. non ti ho promesso nulla – eppure ti culla – lo senti? – una tempesta di gravida sabbia – grida di granulo in granulo gaudenti trenodie alla […]
Gioielli Rubati 247: Roberto Fontana – Chand – Lisa Sammarco – Fausto Torre – Luisa Zambrotta – Patrizia Schettini Natrella – Priyanshi Shah – Felice Serino.
vampate V
io – tormento o anticoscienza del presente – [avresti dovuto/potuto saperlo/ricordarlo]
tu – sempre più lucente –
ci aveva raccolto così la vita di prima- non c’era l’antica scienza dei mondi
possibili
a lenire i noi del passato tre la camere
amare troppo dispersi
per capire – [troppo imbecilli inesperti infantili – troppo egoistici nelle mosse] –
li dicevamo passaggi
di vita – e quando mossero
le energie
le scelte –
[hai preso il mulo e l’elefante e il leone e il grande falco –così il gatto e il fringuello – e io]
assaporai un ultimo istante l’acqua – parsa pura tante volte prima
ma quell’ultima [volta poca cosa –] parve porca e violata e
dunque non dissi addio noioso – o lo cazzate del mondo senza pazzi –
ma si diffuse in me il silenzio profondo mentre
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• • • • • • • d i s c i o g l i e v o • • • • • • •
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• • • • • • • c o s m o • • • • • • •
vampate IV
amare altre camere o questa amarezza
spezzata – sale[di]solitudine
universale – riconoscere ogni cosa consumata
prima della prima vampata – e qua
e là compiacersi come fuggendo – o compiangersi di questa commemorazione cosmica – non so – giochi di luci amare
vampate III
giorno d’estate o autunno per gradini di marmo cittadini – passare ore
per macchine lungo giardini di viavai – e scandire
inutilmente te – fuga costante dal presente
vampate II
vampate incenerire le fronde tutte
e spargere foglie fumose – hai
visto? – il fuoco invade sull’acquamorta adesso – o forse
quando ha ruggito non eri attento [ma negli interstizi della coscienza]?
sarebbero giunte fiamme nere
se non avessi bloccato io esiliato il flusso disgregante
quando tu no le hai invocate – che non è in tuo potere –
ma hai assistito inerte allo spettacolo del [mio/tuo/nostro/vostro] presente –
quello che piomba sempre su di te assieme alla gravità
asfissiante delle scelte lontane – chiodi contenti che ci trattengono – illusi – nel seme del destino
vampate I
“fa il tuo franco
verbo distrutto in quel chiuso dolore”
G. Caproni, VII
coi ricordi di quel giorno ho de/costruito cattedrali
profonde in ossa e carne dolore – lodato maestro male sognato –
tu – il rovere alto che si oppone al vento
oppure chioma di quercia annosa
che zittisce la selva non so – e mentre ridi
mi incenerisco tra i lidi di questa costa [riarsa]
costa fumosa
ora li vede anche l’io lirico – ti dico – lungo lo scorrere [mio] nero di dite –
i mortali [scorrono –] raccontami – ora che ti vedo ancora euterpe –
lo strisciare e le ere infinite – non contarle – o l’armonia distante come un corpo di stella?
dici sulla costa fumosa – ottenebrando il sole –
scavando la luna – la terra fosca – segando la foresta – toccando/
svuotando –
eravamo noi o loro occhio che vede/
mano che tocca – mente giudicante –
ora però non più
Evanescenze IV

Collaborazione: R.F. R.A. [2022]
Acrilici, pastelli a olio, inserti di carta e plastica su tela.
sabbia
“…cacciati i poeti dalla terra
come «grande peste»,
verrà il tempo del silenzio.
Così le sabbie ricoprirono
molte civiltà.”
Salvatore Quasimodo,
“L’uomo e la poesia”, 1946.
non ti ho promesso nulla – eppure ti culla – lo senti? – una tempesta di gravida
sabbia – grida di granulo in granulo gaudenti trenodie alla notte che viene – il feretro del tempo che spreco –
ti sorprenderesti a vederla
che tacque al mare crepuscolare – tra l’ultimo centimetro del baratro e l’alto plenilunio
sulle acque chiare