incontro II

il sogno ti scioglie quando mi conduci ma non ricordo il tuo nome – spirito guida
mi pari Sileno satiro talvolta o come cazzo ti chiami
ora – ti dico zitto – mi preghi
per l’alloro che cade e il mondo che evade e fugge – qui
poesiaclorofilla – dici – qui
folliacamomilla che sarebbe stata musica ultragalattica o pulsazioni nel cervello – dico il suono dei raggi cosmici invece – latte mentis alla parte occulta/dimenticata – linfa arcana distillata da entità tipo troni angelici della cultura scorsa – e fa breccia
[sullo schermo di scintilla
o lungo la corteccia annerita di allucinazioni indotte o mariplastica madreperlacei
oppure sui tubi di palazzi infradiciti
o sull’aria di onnipresente polvere e vapori o sulla terra onnisciente
serra schifosa di annunciazioni]
ma sono marci i muri delle sparute strutture – diamanti estratti – si dico le paure – nella tarda modernità

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Eco canto troncato

così la pioggia scuote l’acqua che si fa inquieta

fosse bollente pioggia
si insinuerebbe all’interno
pungendo in superficie
ma il fondo guarda mentre lo raggiunge freddo
scolare così
che ti freme dentro qualcosa da questo luogo alto
di queste rampicanti annerite di smog
tra nuvole aspre
acquemorte
e attorno il fuoco volge a occidente

un gioco

così percuote il vento le punte dei palazzi
tra il movimentarsi delle ramificazioni
come di strade senza scopo
in città senza tempo

forse è punto dell’alterazione
ma intorno è sordità
se c’era il canto

Raccomandata a Giuseppina Palazzolo

Mi passavano buste tra le mani

e tra i nomi il tuo, via delle grazie,

che intorno c’era gente a lavorare,

gente normale e non potevo urlare.

E dalle ossa mi assale un sentimento

mentre dissimulo mosso da un che

di non sociale e sociale insieme,

l’urgenza di una fuga di animale

ferito. Dalle camere più oscure

del cuore si impossessa dei miei istinti:

poso la busta, mi lascio la posta

alle spalle.

***

Simula e dissimula sempre la lente letteraria: un gioco a nascondere. Un andare e venire dai due poli della verità (che è minuscola) e dell’Artificio (che è maiuscolo). Ci si ritrova poi ad osservare come esistano rappresentazioni – ossia versioni – più o meno fedeli, più o meno artistiche – e a conti fatti, essendo immaginazione il costrutto letterario, può trarre spunto dalla realtà per poi distaccarsene del tutto. Versioni, dicevo, e nient’altro. Sartre si sente folgorato nel parco e io con lui – e altri – esisto.

Riflessioni che compio come un bambino balbettante nella cui mente è palese l’assurdità – che è meraviglia – della realtà. E mi sento come un poeta a cui una donna di nome Euterpe ha voltato le spalle dopo tanto dialogare e, prima di andare, forse per sempre, dalla sua vita, gli ha spezzato tutte le penne, versato gli inchiostri nel giardino fiorito che un tempo aiutava a curare e bruciato i fogli bianchi che prima conservava per lui. 

Memorie

Analizzo il passato;

guardo quello che è stato,

quanto fa male.

Io provo a sciogliere i nodi

ma se ne sono aggiunti altri

e il più profondo è coperto.

Siamo sdraiati ed è bello e brutto 

le dipendenze sono ombre

nell’individuo consumistico.

Ti distrae l’acquisto.

Tu prendi questa via, ascoltami,

di lì, al primo bivio

vai a sinistra,

imbocca il sentiero più stretto

dove non arrivano rumori

che i pigri evitano

gli sciocchi ignorano

i malvagi bramano

ma non trovano mai

attraversa insieme al vento

le rocce puntite

nelle salite di rovi

tra gli strapiombi

e giungi in alto.

No, ti assicuro,

alla fine non ti confondi.

«Ora sei solo».

Parla, Malinconia,

io non ti ascolto;

mio padre ha detto:

«Sono nato solo

vivo solo

morirò da solo».

Non gli credo. 

Capri espiatori

I

iniziamo cose e le finiamo

ce ne andiamo via

e sblocchiamo situazioni

la gente si ispira

perché ci guarda

perché entra nella mente la figura

che dialoga e infesta

lo spettro del possibile

II

e dammi sta mano

che ti porto di crisi

in crisi e anche

se cadiamo – così 

ci sembra – di gradino

in gradino 

saliamo su

mica scendiamo

III

e non dire illuminazione

idiota

o chi la tiene la mia malizia?

o è la tua

che ti rifletto addosso

tutta la tua nequizia?

dopotutto odio dio

mica te o la vita che sfugge

se posso

Mente avvelenata

Vienimi a trovare

nascosto tra i reietti,

tutti gli emarginati del caso:

quelli che non vuole nessuno

e non voglio manco io

e non sto manco con loro

se posso – e questo perché

vi odio e corro,

perché non so dove andare

e passo col rosso

perché sono già attento

su di voi

e vi osservo

vi squadro

vi ho già capito

siete così semplici

cagne schifose maledette

e lemuri del cazzo.

Novità: non sapete

che l’arte è una buttana

che quando scappa

s’impiglia fra i capelli

verità?