il sogno ti scioglie quando mi conduci ma non ricordo il tuo nome – spirito guida
mi pari Sileno satiro talvolta o come cazzo ti chiami
ora – ti dico zitto – mi preghi
per l’alloro che cade e il mondo che evade e fugge – qui
poesiaclorofilla – dici – qui
folliacamomilla che sarebbe stata musica ultragalattica o pulsazioni nel cervello – dico il suono dei raggi cosmici invece – latte mentis alla parte occulta/dimenticata – linfa arcana distillata da entità tipo troni angelici della cultura scorsa – e fa breccia[sullo schermo di scintillao lungo la corteccia annerita di allucinazioni indotte o mariplastica madreperlacei oppure sui tubi di palazzi infradiciti o sull’aria di onnipresente polvere e vapori o sulla terra onnisciente serra schifosa di annunciazioni]
ma sono marci i muri delle sparute strutture – diamanti estratti – si dico le paure – nella tarda modernità
Categoria: Estravaganti da “La Stagione Oscura”
Vengono qui raccolti una serie di brani non rientrati ne ‘La Stagione Oscura’ [LFAPublisher, 2023].
Eco canto troncato
così la pioggia scuote l’acqua che si fa inquieta
fosse bollente pioggia
si insinuerebbe all’interno
pungendo in superficie
ma il fondo guarda mentre lo raggiunge freddo
scolare così
che ti freme dentro qualcosa da questo luogo alto
di queste rampicanti annerite di smog
tra nuvole aspre
acquemorte
e attorno il fuoco volge a occidente
un gioco
così percuote il vento le punte dei palazzi
tra il movimentarsi delle ramificazioni
come di strade senza scopo
in città senza tempo
forse è punto dell’alterazione
ma intorno è sordità
se c’era il canto
Raccomandata a Giuseppina Palazzolo
Mi passavano buste tra le mani
e tra i nomi il tuo, via delle grazie,
che intorno c’era gente a lavorare,
gente normale e non potevo urlare.
E dalle ossa mi assale un sentimento
mentre dissimulo mosso da un che
di non sociale e sociale insieme,
l’urgenza di una fuga di animale
ferito. Dalle camere più oscure
del cuore si impossessa dei miei istinti:
poso la busta, mi lascio la posta
alle spalle.
***
Simula e dissimula sempre la lente letteraria: un gioco a nascondere. Un andare e venire dai due poli della verità (che è minuscola) e dell’Artificio (che è maiuscolo). Ci si ritrova poi ad osservare come esistano rappresentazioni – ossia versioni – più o meno fedeli, più o meno artistiche – e a conti fatti, essendo immaginazione il costrutto letterario, può trarre spunto dalla realtà per poi distaccarsene del tutto. Versioni, dicevo, e nient’altro. Sartre si sente folgorato nel parco e io con lui – e altri – esisto.
Riflessioni che compio come un bambino balbettante nella cui mente è palese l’assurdità – che è meraviglia – della realtà. E mi sento come un poeta a cui una donna di nome Euterpe ha voltato le spalle dopo tanto dialogare e, prima di andare, forse per sempre, dalla sua vita, gli ha spezzato tutte le penne, versato gli inchiostri nel giardino fiorito che un tempo aiutava a curare e bruciato i fogli bianchi che prima conservava per lui.
***
Sono poesie, parole prive di prudenza dette con la massima cautela. Un artefatto linguistico, frutto di meticolosa selezione semantica, fonetica, emotiva; la sintesi di un pensiero comunicato. Il linguaggio poetico emana insieme razionale e irrazionale. La parola è evocazione di fantasma mentale.
Memorie
Analizzo il passato;
guardo quello che è stato,
quanto fa male.
Io provo a sciogliere i nodi
ma se ne sono aggiunti altri
e il più profondo è coperto.
Siamo sdraiati ed è bello e brutto
le dipendenze sono ombre
nell’individuo consumistico.
Ti distrae l’acquisto.
Tu prendi questa via, ascoltami,
di lì, al primo bivio
vai a sinistra,
imbocca il sentiero più stretto
dove non arrivano rumori
che i pigri evitano
gli sciocchi ignorano
i malvagi bramano
ma non trovano mai
attraversa insieme al vento
le rocce puntite
nelle salite di rovi
tra gli strapiombi
e giungi in alto.
No, ti assicuro,
alla fine non ti confondi.
«Ora sei solo».
Parla, Malinconia,
io non ti ascolto;
mio padre ha detto:
«Sono nato solo
vivo solo
morirò da solo».
Non gli credo.
***
ti rifletti in lei
parli di altro
tra cartine
non ti muovi più
davvero non lo sai?
il mondo sale
e tra le cose che fai
pensiero
dissidente
Capri espiatori
I
iniziamo cose e le finiamo
ce ne andiamo via
e sblocchiamo situazioni
la gente si ispira
perché ci guarda
perché entra nella mente la figura
che dialoga e infesta
lo spettro del possibile
II
e dammi sta mano
che ti porto di crisi
in crisi e anche
se cadiamo – così
ci sembra – di gradino
in gradino
saliamo su
mica scendiamo
III
e non dire illuminazione
idiota
o chi la tiene la mia malizia?
o è la tua
che ti rifletto addosso
tutta la tua nequizia?
dopotutto odio dio
mica te o la vita che sfugge
se posso
Smania
Fumiamo tutto il giorno
e sta smania non passa
porco dio
vieni e ti porto
al mio
livello
che un tempo
sapevo altissimo
e ora
arrivano i soldi
e manco siamo
felici, perché
chi se ne fotte
e da sta città
buco di merda
ce ne dobbiamo scappare
o ci ingoia
come una pornostar
scappiamo
che cazzo.
Mente avvelenata
Vienimi a trovare
nascosto tra i reietti,
tutti gli emarginati del caso:
quelli che non vuole nessuno
e non voglio manco io
e non sto manco con loro
se posso – e questo perché
vi odio e corro,
perché non so dove andare
e passo col rosso
perché sono già attento
su di voi
e vi osservo
vi squadro
vi ho già capito
siete così semplici
cagne schifose maledette
e lemuri del cazzo.
Novità: non sapete
che l’arte è una buttana
che quando scappa
s’impiglia fra i capelli
verità?