[pescatori hanno pregato – creato croci di legno– per tre volte hanno sperato –ma la tempesta incalzaavanzando] sordo dio abissale [–galleggiano] tra piogge
[del cielo] in contrasto – il guasto del mare
[– le barche sortite spezzate tre voltee tre volte inghiottiteminacciate dal vasto vento visto ]
discendere sulle ondemorte
Categoria: Scritti inediti
In questa sezione sono raccolti alcuni dei mei scritti inediti
ondate
a F.A.
flavio – guardare vampate di acquamorta strappare
spazi giornate persone – e io
dalla terra del sole e del vento e del sale
tremare – mentre è infuriatacatastrofe
tra la tua – la nostra – gente – incubo
di fango grave come caos naturale
o inadempienza dei simili nostri non so – a me
però assicura l’assistenza – quella sì – che la tempra
di quei luoghi da alla vita dall’interno – la mente
che si fa eccellente nella disgrazia
dico – generazioni di sfide nella virtù che si attiva –
e non si piega nemmeno se il nido diventa l’averno
o sembra inverno l’incipit triste di questa stagione
che spezza – a chi sa ascoltare –
e se va e viene portato dai venti il canto
della rovina e il dolore
che affina nell’esaudirsi del pianto posticipato –
per questo arrivo a te – assente/presente –
che quando potrai – vieni a considerare il cielo
che comincia a schiudersi – il brillio siderale
nell’oscurità – quello che evoca serenità
lontano – ma vicino è esplosione – e il coraggio di restare
dopo l’orrore andato
22/05/23
molo IV
concludere nel buio in cui leggere di sé –
arrendersi di fronte alle acque
odorose – al molo pervaso
di zampe ramose dai ragni di ruggine
molo III
la gente a casa festeggia – regge il cristallo
alto dove la luce frammenta e scolora sui festoni – segni
ai limiti delle acque e vibrazioni – le infinite possibilità
molo II
il ritorno alle case
coi bambini e il sole e le ore tarde – di fronte alle tre isole attendere vuoti irrorare
spazi sul rosso vivo dei miei pensieri o percepire
il re dei maremoti
che posa la sua nebbia – le vela come spose
molo I
di fronte le acque del molo consumato –
quando ti piacque assaggiare la salsedine tra le punte
del giornoruggine o fuggire
l’amarezza delle case – e intorno
i cavalli idrici dell’enosìctono
città avara
nella città avara
stare a ridere e piangere
[– lo sguardo dissociato –]
tra i dati del piacere –
guardare senza respirare consumandosi
bandiere garrire sfilacciandosi
o i fiumi senza fonti che ci annegano
nel ripresentarsi delle stagioni –
bagnare d’acqua confusa i nostri visi
pieni di segni – semplici umori ricorrenti – e non trovarci sapori
ma ricordi appassiti
luce amara
scrutare inerte la mattina come inesistente
da finestre aperte – le braccia
conserte – la bocca
muta – vedere passare la gente – non saluta il mondo
insistente ma passa – assistere al niente tornare ricorrente in sogno – non sfuggirgli – la luce amara
è invadente – si dice nelle ombre – o chinarsi senza voglia
a raccoglierla – quasi sentirne il bisogno
vampate VII
e non dire ultime parole – appaiono viste da lontano più chiare
un po’ e da molto lontano più piccole e da lontanissimo non appaiono più
le cose – forse
credere di saperlo – di sapere le perle del mondo
immane – è il gioco che non si rompe – ma
la tua casa in fiamme
un tempo ora si è spenta del tutto domani
dalla grande burrasca – e non stupirti [– spaziinterposti tra noi anche se li atteaversi] –
non ho più niente da dirti
vampate VI
detto in un sogno – infettato
dall’affetto o mutato in fitte
reti di rancore – cresce succo guasto – danza
in odio – non si muove più
io andai via [mentre il gallo veniva ucciso –]
mentre magma ancora creava
raffreddandosi amore