Col tempo . Col tempo ho imparato che non tutto è bianco o nero che ci sono grigi se apri la mente. Col tempo non ho smesso di sognare ebbene, il giorno in cui non sognerò più, il mio bambino interiore sarà scomparso. Col tempo ho imparato a godermi l’attimo senza pensare a ciò che […]
Gioielli Rubati 250: Neus Bonet I Sala – Massimo Rizzante – Achille Schiavone – Silvia De Angelis – Donatella Pezzino – Monica Santi – Roberto Fontana – Barbara Auzou.
Autore: robertofontana1991
molo V
[pescatori hanno pregato – creato croci di legno– per tre volte hanno sperato –ma la tempesta incalzaavanzando] sordo dio abissale [–galleggiano] tra piogge
[del cielo] in contrasto – il guasto del mare
[– le barche sortite spezzate tre voltee tre volte inghiottiteminacciate dal vasto vento visto ]
discendere sulle ondemorte
ondate
a F.A.
flavio – guardare vampate di acquamorta strappare
spazi giornate persone – e io
dalla terra del sole e del vento e del sale
tremare – mentre è infuriatacatastrofe
tra la tua – la nostra – gente – incubo
di fango grave come caos naturale
o inadempienza dei simili nostri non so – a me
però assicura l’assistenza – quella sì – che la tempra
di quei luoghi da alla vita dall’interno – la mente
che si fa eccellente nella disgrazia
dico – generazioni di sfide nella virtù che si attiva –
e non si piega nemmeno se il nido diventa l’averno
o sembra inverno l’incipit triste di questa stagione
che spezza – a chi sa ascoltare –
e se va e viene portato dai venti il canto
della rovina e il dolore
che affina nell’esaudirsi del pianto posticipato –
per questo arrivo a te – assente/presente –
che quando potrai – vieni a considerare il cielo
che comincia a schiudersi – il brillio siderale
nell’oscurità – quello che evoca serenità
lontano – ma vicino è esplosione – e il coraggio di restare
dopo l’orrore andato
22/05/23
molo IV
concludere nel buio in cui leggere di sé –
arrendersi di fronte alle acque
odorose – al molo pervaso
di zampe ramose dai ragni di ruggine
molo III
la gente a casa festeggia – regge il cristallo
alto dove la luce frammenta e scolora sui festoni – segni
ai limiti delle acque e vibrazioni – le infinite possibilità
molo II
il ritorno alle case
coi bambini e il sole e le ore tarde – di fronte alle tre isole attendere vuoti irrorare
spazi sul rosso vivo dei miei pensieri o percepire
il re dei maremoti
che posa la sua nebbia – le vela come spose
molo I
di fronte le acque del molo consumato –
quando ti piacque assaggiare la salsedine tra le punte
del giornoruggine o fuggire
l’amarezza delle case – e intorno
i cavalli idrici dell’enosìctono
città avara
nella città avara
stare a ridere e piangere
[– lo sguardo dissociato –]
tra i dati del piacere –
guardare senza respirare consumandosi
bandiere garrire sfilacciandosi
o i fiumi senza fonti che ci annegano
nel ripresentarsi delle stagioni –
bagnare d’acqua confusa i nostri visi
pieni di segni – semplici umori ricorrenti – e non trovarci sapori
ma ricordi appassiti
luce amara
scrutare inerte la mattina come inesistente
da finestre aperte – le braccia
conserte – la bocca
muta – vedere passare la gente – non saluta il mondo
insistente ma passa – assistere al niente tornare ricorrente in sogno – non sfuggirgli – la luce amara
è invadente – si dice nelle ombre – o chinarsi senza voglia
a raccoglierla – quasi sentirne il bisogno
vampate VII
e non dire ultime parole – appaiono viste da lontano più chiare
un po’ e da molto lontano più piccole e da lontanissimo non appaiono più
le cose – forse
credere di saperlo – di sapere le perle del mondo
immane – è il gioco che non si rompe – ma
la tua casa in fiamme
un tempo ora si è spenta del tutto domani
dalla grande burrasca – e non stupirti [– spaziinterposti tra noi anche se li atteaversi] –
non ho più niente da dirti